“Quelle come me donano l’anima, perché un’anima da sola, è come una goccia d’acqua nel deserto”

(Alda Merini)

minerva etrusca

minerva etrusca
il logo del premio Minerva-Etrusca dove sarò ospite e leggerò alcune poesie

giovedì 19 settembre 2013

PASSAGGIO EMOZIONALE

DAI DIPINTI DI DANIELA GABBARELLI ALLE POESIE DI LOLITA RINFORZI


di GILBERTO SCALABRINI


Una vera armonia d’arte. Daniela Gabbarelli  vive la pittura con grande passione e ama trasmettere ogni emozione, ogni attimo della sua vita attraverso le tele. Ne scaturiscono visioni che aprono al sentimento di una veduta realistica e approdano in superficie sentimenti ed effusioni neoromantiche, imprigionate nell’onda impetuosa dei versi poetici di Lolita Rinforzi che prendono vita dai ricordi, ma anche da analisi e osservazioni cariche
di romanticismo.
Le pennellate di Daniela Gabbarelli  sono forti epastose, soffici e velate, quasi a voler rendere visibilel’invisibile, cercando di far apparire substrati profondi dell’immagine, che solo l’occhio più attento può scorgere, svelando una diversa visione sotto l’apparire di superficie.
La poesia di Lolita Rinforzi è un cofanetto magico. Sono state lette da Frediano Picchiotti il
giorno del vernissage, sabato 14 settembre, e il pubblico che affollava la piccola sala è stata molto attento, perché l’eleganza della sua poesia è tutta racchiusa nell’emozione viva delle parole.
La poesia vive nel cuore di chi la sa apprezzare. Oggi, molte persone – per il modo in cui evolve la società – non hanno molta voglia né tempo di avvicinarsi, interpretare, spendere un po’ di tempo per leggere o ascoltare. Non sempre sono stimolate dall’energia di un testo scritto, quanto – piuttosto – preferiscono arte e poesia che si mischiano insieme. Un duo che diventa un’unica e sola cosa. E ci siamo mai chiesti, “se fosse la poesia ad incontrare l’arte?”. Quando due emozioni intense riescono a fondersi, allora segnano l’incontro tra due grandi effimere emozioni. Poesia e pittura sono arti diverse e simili, che si richiamano  anzitutto per la loro struttura: il nesso  tra tavolozza e penna.  Non a caso infatti si sono andate evolvendo, fin dalla loro più  lontana origine, in  un rapporto strettissimo. II mito greco ne  narra la comune appartenenza, riferendole al dominio di Apollo,  dio della luce, della bellezza, della forma.
Quando leggo i versi di Lolita Rinforzi penso ad una strada di montagna. In continua salita, con la tensione e la speranza di giungere al rifugio da dove godere una vista mozzafiato. Oppure ad una scalata verso quella vetta così vicina al cielo; dietro il quale si nascondono i nostri sogni. I sogni di una vita migliore. Poi la discesa diventa più facile, quasi un sollievo, con la gioia di tornare alla propria casa, con il cuore meno pesante di quando si era partiti. Le sue poesie indicano proprio questo: il tormento di chi è sempre in viaggio alla ricerca della pace o anche solo di “uno spunto” che ci dia l’idea di come sarebbe bella la nostra vita se fosse un passaggio emozionale. Una lunga emozione alla ricerca non solo di se stessi ma di qualcosa che va oltre. Ed è proprio questo “qualcosa” che rende la sua poesia universale e degna di essere definita tale.

Nessun commento:

Posta un commento